Su YouTube Dan-el Padilla Peralta e l’importanza del 338 a.C.

ROMA/NEW YORK, 2 GIUGNO – Un tour de force su quanto e’ accaduto nell’Italia centrale attorno a un anno chiave , il 338 a. C., fondamentale non solo per la storia di quanto e’ avvenuto nel Mediterraneo antico ma anche “per le dinamiche Occidentali/Afro/Asiatiche per secoli a venire”.  Aggiunta all’ultimo momento al calendario dell’American Academy in Rome, la lecture del classicista di Princeton Dan-el Padilla Peralta, ha aperto un incredibile finestra sulle trasformazioni in atto nel Mediterraneo in cui anche il cambiamento climatico ha avuto una parte. Il video della conferenza e’ disponibile ora sul canale YouTube dell’Accademia Americana.

338 a. C. e’ la data della battaglia di Cheronea combattuta dall’esercito macedone contro un esercito alleato formato da Atene, Tebe e da poleis greche minori. In seguito alla vittoria, il re Filippo II impose agli sconfitti l’adesione alla Lega di Corinto che impediva alle poleis greche di farsi guerra tra loro. Ma e’ anche, piu’ rilevante allo scopo di Padilla Peralta, l’anno che la tradizione assegna alla vittoria dei Romani sulle forze della Lega Latina, aprendo la strada alla supremazia della Repubblica su Campania e Lazio, e “la testimonianza di un fenomeno strutturale che si cristallizza in quel periodo” tra riorganizzazione politico/militare e fiscale anche attraverso la cittadinanza, l’uso degli spazi pubblici, la colonizzazione e le trasformazioni socio-economiche, dalla monetizzazione alla schiavitu’, all’intesificazione dell’agricoltura.

Dan-el Padilla Peralta è professore associato di studi classici a Princeton. Nato nella Repubblica Dominicana, è arrivato negli Stati Uniti con la famiglia quando aveva quattro anni. Studiando latino e greco fin da giovane, si è laureato a Princeton summa cum laude, ha poi studiato a Oxford e conseguito un PhD presso l’Università di Stanford.

La ricerca di Padilla si concentra sulla Repubblica Romana e sull’inizio dell’Impero, nonché sulla ricezione classica nelle culture americane e latinoamericane contemporanee. I suoi interessi sono collegati da “una preoccupazione duratura per i modelli di scambio culturale e intellettuale”. Padilla e’ noto per il suo attivismo sia su questioni di politica nazionale legate all’immigrazione sia nel campo degli studi classici. Nel 2021, il New York Times Magazine gli ha dedicato un articolo a Padilla intitolato Vuole salvare i classici dalla bianchezza. Il campo può sopravvivere?”. Considerato uno dei migliori classicisti della nuova generazione, Padilla aveva auspicato che greci e romani fossero abbattuti dai loro piedistalli anche a costo di distruggere la disciplina: “Non voglio aver piu’ niente a che fare per come e’ stata finora insegnata. Spero che questo campo muoia, e che muoia il piu’ presto possibile”.

Padilla ha scritto due libri: “Divine Institutions: Religions and Community in the Middle Roman Republic” (2020), che ha vinto il Premio Herbert Baxter Adams dell’American Historical Association; e un memoir intitolato “Undocumented: A Dominican Boy’s Odyssey from a Homeless Shelter to the Ivy League” (2015), vincitore del premio Alex dell’American Library Association. Padilla ha anche co-curato due libri: “Rome, Empire of Plunder: The Dynamics of Cultural Appropriation” (2017) con Carolyn MacDonald e Matthew P. Loar; e il recentemente pubblicato “Making the Middle Republic: New Approaches to Rome and Italy, c. 400–200 BCE” con Seth Bernard (Fellow del 2011) e Lisa Marie Mignone (Fellow del 2007).

Per sapere di piu’ su di lui: arrivato a completare gli studi nell’ateneo di Albert Einstein e John Nash, nel 2006 era partito per Oxford senza certezze di poter rientrare in ‘patria’. Aveva vinto una prestigiosa borsa di studio ma rischiava di vedersi tagliato fuori dagli Stati Uniti se il governo americano non avesse cambiato il suo stato di illegale.
Padilla era un caso limite, cosi’ limite che aveva  ricevuto un trattamento da prima pagina sul Wall Street Journal: era arrivato negli Stati Uniti a quattro anni con i genitori emigrati clandestinamente dalla Repubblica Dominicana. In una versione moderna di una favola da libro Cuore, Dan-el era passato illeso da ospizi per senzatetto e miseri caseggiati nei ghetti di New York per diventare grazie a una borsa di studio uno studente modello a Collegiate, la scuola delle elite di Manhattan, passare poi a Princeton dove si era laureato nel 2005 in latino e greco con il massimo dei voti. A quel punto aveva rischiato grosso: dopo aver vinto la borsa di studio al Worcester College di Oxford aveva chiesto al Servizio Immigrazione di cambiare il suo stato. Aveva giustificato la sua domanda con le straordinarie avversita’ della sua giovane vita: il padre che lascia la famiglia quando era bambino, 13 traslochi in vent’anni.

La pubblicita’ ricevuta dalla vicenda Padilla aveva mobilitato il mondo politico. Senatori, deputati e l’ex presidente Bill Clinton (ex Rhodes Scholar a Oxford anche lui) avevano scritto lettere in suo favore. L autorita’ dell’immigrazione erano state irremovibili: ”Se lo legalizzassimo manderemmo il segnale sbagliato a migliaia di altri studenti illegali convinti di meritare lo stesso trattamento”

Il ragazzo aveva accettato ugualmente la prestigiosa borsa di studio Sachs che viene accordata per due anni ogni anno a un laureato di Princeton: ”Andare a Oxford e’ stato per anni il mio sogno”, aveva detto, felice di poter finalmente visitare i siti archeologici classici di cui finora aveva letto soltanto nei libri.

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