Operazione Canusium: scacco dei Carabinieri Tpc a una rete di tombaroli

TRANI, 24 MAGGIO – Scacco dei Carabinieri Tpc a una rete di tombaroli. Migliaia di reperti archeologici, tra ceramiche e monete antiche in oro, argento e bronzo, ma anche 60 tra metal detector e arnesi idonei allo scavo clandestino, nonché la documentazione contabile attestante 2 transazioni illecite in Italia e con l’estero: questo il frutto di una operazione condotta oggi, alle prime ore dell’alba, in diverse regioni d’Italia, condotta dai carabinieri dell’Arte in collaborazione con il R.O.S. di Roma, con l’Arma territorialmente competente e con lo Squadrone eliportato Carabinieri “Cacciatori Puglia”.

il Generale di Brigata Vincenzo Molinese, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha parlato di “un successo investigativo, che tuttavia dimostra in modo inequivocabile come il nostro territorio custodisca ancora incommensurabili tesori preda di tombaroli e trafficanti senza scrupoli. Su questo fronte e su quello dei recuperi all’estero sono impegnati costantemente i Carabinieri dell’Arte, che si giovano del sostegno concreto e fattivo del Ministero della Cultura italiano”.

Secondo il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani Renato Nitti, “grazie allo straordinario apporto investigativo dei Carabinieri dell’Arte, l’indagine ha consentito di accertare e frenare un’impressionante azione predatoria a danno del patrimonio archeologico del nostro territorio, della eccezionale ricchezza culturale di Canosa”.

Sequestrati oltre 3.500 reperti archeologici

Nel corso dell’inchiesta sono stati rinvenuti e sequestrati complessivamente oltre 3.500 beni archeologici, numismatici e ceramici in diverse regioni d’Italia (Puglia, Basilicata, Campania, Abruzzo, Lazio e Trentino Alto Adige), di valore storico artistico inestimabile e commerciale ingente. Oltre 1200 reperti sono stati sequestrati a Minervino Murge e Canosa di Puglia tra cui 748 monete in bronzo e argento e quasi 400 gioielli oltre a  due metal-detector e attrezzature per le ricerche clandestine. Altri sequestri sono stati fatti a Ordona (Foggia), Spinazzola (Benevento), L’Aquila, Troia, Ciampino e Lavis (quasi 1.700 monete in argento e bronzo, di zecche magno-greche, romane e bizantine, databili tra il IV sec. a.C. e il III sec. d.C.).

L’operazione si e’ svolta dietro una misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Trani su richiesta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, nei confronti di 21 soggetti tutti a vario titolo ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata allo scavo clandestino, furto, ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici. Contestualmente sono state svolte decine di perquisizioni disposte dall’ufficio giudiziario inquirente tranese. L’ordinanza costituisce il risultato degli elementi d’indagine, convenzionalmente denominata Canusium, condotta dal Nucleo TPC di Bari. L’attività investigativa è stata avviata nel 2022 a seguito dell’individuazione nell’agro di Canosa, mediante la componente aerea dell’Arma pugliese, di diversi scavi clandestini.

L’inchiesta, sviluppata e ampliata, anche sul piano internazionale, a partire dallo scorso autunno, supportata da attività tecniche, dinamiche e telematiche, ha consentito di individuare un’organizzazione criminale composta dal classico repertorio strutturato di soggetti che compongono la filiera tipica del fenomeno delinquenziale in danno dei beni culturali e strutturata nel modo seguente: tombaroli, ricettatori di zona (1° livello) e areali (2° livello), nonché da trafficanti internazionali.

Il sodalizio, con basi operative nella provincia di B.A.T. con diramazioni in Campania, Lazio e il resto della Puglia, aveva avviato un fiorente canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini eseguiti in Puglia e Campania, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale, attraverso case d’asta estere. Le misure coercitive e le perquisizioni sono state eseguite in più comuni dell’Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio e Puglia.

Durante le investigazioni si è rivelata di fondamentale importanza la consultazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del Ministero della Cultura, in via esclusiva gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai Carabinieri dell’Arte. Il database la più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di files relativi a opere da ricercare.

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